Quando pensiamo all’attentato al World Trade Center di New York, la nostra mente ci proietta in maniera meccanica verso l’11 settembre, il giorno in cui due aerei di linea colpirono le torri gemelle, provocandone il crollo e causando la morte di circa 3000 persone.
Nessuno, o quasi, pensa invece all’attentato avvenuto il 26 Febbraio del 1993, quando una cellula terrorista islamica parcheggiò un furgone bomba carico di una miscela di nitrourea e idrogeno del peso di circa 680 kg nel garage sotterraneo B2 del complesso architettonico.
Alle 12.17 i terroristi fecero scoppiare la bomba provocando la morte di sei persone e il ferimento di oltre mille. Ma il fatto non fece grande notizia: io andai a New York proprio nel settembre del 93, pochi mesi dopo l’attentato, e non ebbi nessun sentore di pericolo o di shock collettivo, come successe dopo l’11 Settembre.
La differenza ovviamente fu nel numero delle vittime, 6 contro 3000, e nel fatto che le torri nel 1993 furono danneggiate dall’attentato ma non crollarono.
Uno, due, tre quattro, cinque, sei nel 1993.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove…e via fino a tremila nel 2001.
E’ evidente quindi che il primo attentato non può competere con il secondo in termini di reazione emotiva. Non per tutti però, non per chi aveva dei parenti o amici tra quegli uno, due, tre, quattro, cinque, sei. Per loro la tragicità del primo attentato è addirittura superiore a quella del secondo.
Samuel Tolson, il protagonista del romanzo, è uno di questi: sua moglie Vichy ha perso la vita proprio quel giorno di Febbraio del 1993 nel World Trade Center.
La mattina dell’11 Settembre 2001, quando entra nella torre sud nell’ambito del suo lavoro, è probabilmente l’unico americano ad avere la mente proiettava ad entrambi gli attentati e sarà proprio il ricordo di ciò che è successo otto anni prima a spingerlo a salire le scale del grattacielo ed ad incontrare chi, con le sue rivelazioni, gli cambierà la vita.